Gli Auspici della giustizia predittiva

Avv. Angelo Di Lorenzo
Avvocati Liberi

Il programma denominato Prodigit – dal valore di otto milioni di euro, finanziata con fondi Pon e Next Generation Eu - apre a commercialisti e avvocati e punta a completare entro la fine del 2023 il software che prevede il possibile esito delle liti, almeno (per un primo momento) quelle di natura tributaria.

Il progetto Prodigit è sviluppato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Cpgt, organo di autogoverno, per rendere la giurisdizione 2.0 alla luce della riforma apportata dalla Legge 130/2022, che vorrebbe rendere più trasparente il contenzioso nel consentire ai contribuenti di conoscere il probabile esito di un determinato tipo di causa.

Nel sistema saranno inserite da 90 giudici tributari “massimatori” (di cui 10 giovani studiosi di diritto tributario selezionati tramite un bando di imminente pubblicazione) oltre un milione di sentenze delle ex Commissioni tributarie, che andranno a costituire la base per elaborare il primo algoritmo di intelligenza artificiale della giustizia predittiva in ambito fiscale.

In sostanza il “massimatore” seleziona la sentenza da caricare nel sistema, che la restituisce automaticamente in una forma massimata che, dopo il vaglio del massimatore che dovrà effettuare correzioni e controlli di coerenza e affidabilità, sarà acquisita alla memoria del sistema come patrimonio conoscitivo e elemento della predizione insieme ai principi delle altre sentenze degli ultimi anni caricate.

Il programma Prodigit, quindi, è qualcosa di più di un modello di giustizia predittiva, perché finisce con l’essere la porta di accesso della disumanizzazione della giustizia, le cui sorti dipenderanno dal freddo calcolo di un algoritmo che incrocerà un certo numero di sentenze caricate e dal taglio delle revisioni e delle massime inserite, senza lasciare alcuno spazio alla capacità individuale dei professionisti ed alla sensibilità della persona umana nel giudicare un fatto storico.

Non ci sarà più alcuna possibilità per insistere nel mutamento di indirizzi consolidati né l’occasione per dimostrare l’inadeguatezza di un orientamento, anche se maggioritario, alla fattispecie concreta sotto giudizio.

Insomma la fine del processo, la fine della difesa, la fine dell’avvocatura e della magistratura.

L’idea di questa rivoluzione transumana solleva molte perplessità anche per il pericolo di una giustizia fai-da-te, in cui privati e imprese valutano autonomamente se impugnare una cartella o meno sulla base del “consiglio” predittivo.

Al pari degli antichi romani che chiedevano agli Auspici di predire l’esito della battaglia, che poteva essere impedita o favorita dal volo degli uccelli.

Peraltro, a parte ogni discorso di natura etica, fideistica o morale, l’elemento di maggiore criticità dell’intero progetto risiede nel fatto che l’autore di questo sistema sia il MEF che, solitamente, è parte nelle cause tributarie attraverso l’Agenzia delle Entrate.

Di fatto il Ministero sta costruendo un sistema per dire ai contribuenti se fare o non fare una causa contro se stesso, e quale probabilità hanno di successo.

Per ovviare a questo ostacolo il Mef e il Cpgt hanno coinvolto come partner il Consiglio nazionale forense e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che, purtroppo, si prestano inconsapevoli all’autodistruzione delle categorie che rappresentano.

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