A poco più di un mese dalla fatidica data fissata per le elezioni, nessuno ha più il coraggio di parlare di green pass. Con un colpo di spugna, come se nulla fosse, l'Italia bene, sostenitrice accanita del lasciapassare di stato, ha cancellato un anno di menzogne, ricatti e violenza. Eppure, circa 365 giorni fa, con una situazione "sanitaria", secondo i LORO numeri, nettamente migliore di quella odierna, iniziò la più grande caccia alle streghe, la più feroce persecuzione di onesti e sani cittadini che la storia della nostra scalcinata "repubblica" ricordi, culminata,il 15 ottobre, con il certificato verde per lavorare e sopravvivere. Nulla ci è stato risparmiato: melensa retorica, pubblica gogna, volgari etichette, vomitevoli processi mediatici, abuso della decretazione d'urgenza, violazione del principio di legalità e della certezza del diritto, compressione feroce delle libertà individuali ed un tempo intangibili, financo quella di disporre del proprio corpo. Ora, in piena farsa elettorale, con l'acqua alla gola, quei ghigni malefici, quelle affermazioni deliranti, hanno lasciato spazio a smaglianti e rassicuranti sorrisi di porcellana, a slogan da quattro soldi su giovani ed occupazione, a vane promesse fatte senza vincolo di mandato ed astruse alleanze per assicurarsi una poltrona. Evidentemente, ora che la soglia del 3% si fa sempre più pressante e l' incubo di rimanere fuori è all'orizzonte, i "signori" in questione hanno bisogno anche dei voti di quelli che una volta definivano senza mezzi termini "untori", criminali, irresponsabili, a cui solo un anno fa volevano togliere salario, vita sociale, limitare i movimenti e perché no, anche le cure mediche. Oramai, non c'è più un fondo da raschiare, né esistono limiti alla vergogna. Le colonne d'Ercole della decenza sono state, inesorabilmente, abbondantemente superate.