SCRITTI PANDEMCI
Ernst Jünger Trattato del ribelle
“Le masse, nel nostro Paese almeno, si trovano in una situazione che impedisce loro di rendersi conto delle violazioni della Costituzione. La violazione del diritto assume talvolta apparenza di legalità, per esempio quando il partito al potere si assicura una maggioranza favorevole a modificare la Costituzione. La maggioranza può contemporaneamente agire nella legalità e produrre illegalità: le menti semplici non afferreranno mai questa contraddizione”. (Ernst Jünger, Trattato del ribelle)
Ora che tutte le poltrone sono state assegnate (nessuna alla dissidenza), ora che è calato il sipario sulla farsa delle elezioni democratiche, è finalmente possibile un’unione di tutti noi dissidenti.
Le violazioni della Costituzione continueranno, di questo possiamo stare certi. Anzi, le elezioni hanno rafforzato il presunto diritto della maggioranza di opprimere la minoranza, imponendole la propria volontà anche e nonostante l’imposizione metta a rischio persino l’integrità fisica della minoranza.
I limiti sono saltati, il confine tra diritti Costituzionali e diritti umani valicato, la legge del più forte, della tribù più numerosa, governa la società italiana.
Ma “una forza predominante, se pure riesce a modificare il corso della storia, non può creare diritto”.
Il diritto nasce soprattutto come tutela dell’uomo dall’abuso del sovrano. Nelle democrazie, la maggioranza compie abusi esattamente come nelle monarchie assolute e il fatto che (almeno in apparenza) ciò venga fatto con il consenso della maggioranza non può servire da giustificazione, non può costituire la base giuridica per la cancellazione di diritti umani che ciascuno in cuor suo sente come intoccabili, sacri.
Se in termini numerici la dissidenza è stata sconfitta, in termini di valore le cose cambiano aspetto. Spetta a noi il compito di tutelare l’uomo dall’abuso del sovrano, siamo chiamati a un compito storico e non possiamo tirarci indietro.
In noi sono vivi l’originaria volontà di resistenza, l’istintiva percezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e la naturale aspirazione alla libertà.
Negli altri, al contrario, prevalgono la cieca fiducia nelle doti taumaturgiche del sovrano, la vocazione all’obbedienza e l’erronea sensazione che l’appartenenza al gregge garantisca una maggiore sicurezza.
L’esproprio che prenda di mira l’inviolabilità del corpo umano ha un unico obiettivo: la schiavitù.
Tutta la filosofia transumanista sottende una negazione della sacralità di ciascun essere vivente, della sua trascendenza, della sua importanza nella creazione. Siamo talmente pervasi dalla propaganda transumanista che leggendo queste parole non siamo più in grado di comprenderne il profondo significato. “Il panico che oggi vediamo dilagare ovunque è già espressione di uno spirito intaccato, di un nichilismo passivo che stimola quello attivo. Niente di più semplice che intimorire un uomo già persuaso che tutto avrà fine nel momento in cui verrà meno la sua fugace presenza sulla terra. I nuovi padroni di schiavi lo sanno, e solo per questo danno tanta importanza alle teorie materialistiche. E’ invece importante sapere che ogni uomo è immortale, che in lui alberga una virtù eterna, terra inesplorata e tuttavia abitata che anche se lui stesso ne nega l’esistenza nessun potere temporale potrà mai strappargli”.
Alla base di tutto, vi è un radicale disprezzo per la condizione umana. Per questo, il primo punto che dovrebbe unire tutti noi dissidenti è il rispetto per ciò che siamo. E non ha nulla a che vedere con le nostre personali concezioni religiose .
I tempi ci costringono a dare risposte chiare a interrogativi esistenziali, veri e propri aut aut morali: è lecito mettere a repentaglio la salute di un minore per tutelare quella dei suoi nonni? E’ lecito imporre trattamenti sanitari obbligatori quando è ormai evidente che tali trattamenti non impediscano di contagiarsi e contagiare? E’ lecito giustificare divieti che mettono a rischio la salute, il diritto al lavoro, allo studio, alla vita di relazione?
Le risposte albergano in ciascuno di noi. L’errore è che ci aspettiamo che vengano date dai giuristi. E’ un errore fatale: mai come oggi, nel mondo Occidentale è venuto meno il principio della divisione dei poteri: la Corte Costituzionale fa l’interesse del sovrano.
E qui si vede tutta la nobiltà, tutta l’importanza del compito che ci attende: ridare voce alla coscienza, tenere accesa la fiamma nella notte più buia.
Il nemico è ovunque, forte, apparentemente invincibile. Altre violazioni di diritti ci attendono, ma noi saremo vigili. Anche se siamo uno su cento, anche se “le persone sono talmente adagiate nell’alveo delle strutture collettive da non essere capaci di difendersi”, noi ci difenderemo.
Statene certi, ci difenderemo. E questa non è una minaccia, è un monito al sovrano: noi non siamo animali da mandare al macello in nome della riduzione della popolazione, noi non siamo parassiti che deturpano la bellezza del creato. Siamo uomini coraggiosi, se sarà necessario diventeremo ribelli, non per difendere noi stessi, ma per difendere la condizione umana dallo svilimento dell’ideologia transumanista.
Quando l’ultimo di noi dovesse scomparire, scomparirebbe l’homo sapiens per lasciare il posto a un suo simulacro, totalmente in balia del sovrano. Per questo, come ci ha insegnato Ernst Jünger, siamo pronti a tutto.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia