🍃IL SABATO DEL VILLAGGIO ;
Giacomo Leopardi 🍃
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dĂŹ di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro lĂ  dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dĂŹ della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni dell'etĂ  piĂč bella.
GiĂ  tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giĂč da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dĂ  segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e lĂ  saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dĂŹ del suo riposo.

Poi quando intorno Ăš spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette Ăš il piĂč gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farĂ  ritorno.

Garzoncello scherzoso,
cotesta etĂ  fiorita
Ăš come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta Ăš cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

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