IL GATTO DI PICASSO
Ehi Pablo, che speravi di fare?
Ridurmi a un incastro di piani e spazi,
Trasformarmi in cubi e masse geometriche?
Ma lo sai o no che sono un gatto?
Metti un gatto in un tritacarne
E ne verrà fuori tutto intero,
baffi e coda compresi,
Noi andiamo abitualmente in dimensioni diverse,
Siamo tutt'uno con il dannato universo,
Abbiamo anche sei vite più di tutti voi,
Vediamo nel buio i fantasmi,
Abbiamo inventato noi la metafisica,
La meccanica quantistica, la meditazione.
Vi abbiamo educati per millenni
Illudendovi del contrario,
Perché vi prendeste cura di noi
Per lasciarci il tempo di far filosofia,
Viaggiare nel tempo, sognare in tridimensione,
Inventare se necessario un altro mondo
Senza l'ingombro di voi umani.
Ho visto, sai, che volevi farmi sparire
In una sovrapposizione di cubi,
Da cui pensavi forse che non potessi più venire fuori,
E finalmente potessi richiudere la mia gattità ,
La mia anima che sa fare le fusa,
E salvare così i resti del tuo divano.
Ma niente, come vedi, sono ancora qui,
Mentre tu sei già morto da sessant'anni,
Ho speso solo due vite e me ne restano cinque,
Senza contare le mille trascorse nei sogni,
Dove so anche saltare sulla luna
E ammirare da lì le fulgenti galassie.
Ti ringrazio comunque, mi hai fatto carino,
Con quel delizioso curioso musino,
Perfino Dio che ha fatto un grande casino
Con me è stato decisamente bravino.
Immagine: Testa di gatto, imitazione di Picasso ripresa dal web.

image