"...Esaminando 730mila test compiuti su uomini Norvegesi dal 1970 al 2009, il quoziente intellettivo arriva a registrare perdite di sette punti per generazione a partire dagli anni Novanta. Altre recenti pubblicazioni confermano poi la diffusione del trend discendente in diversi Paesi sviluppati quali Danimarca, Gran Bretagna, Francia e Australia. Lo stesso Flynn – in uno studio del 2016 condotto su un campione di adolescenti norvegesi e britannici – scriverà che “il progresso in QI registrato nel ventesimo secolo si è indebolito”. Mentre la crescita delle capacità di calcolo dei computer odierni aumenta seguendo una curva esponenziale, l’intelligenza umana sembra essere in declino.

Tra le principali cause ipotizzate, viene citata proprio la pervasività della tecnologia e l’influenza che essa esercita nei confronti dello sviluppo dell’attenzione e della concentrazione nei bambini cresciuti nell’era digitale. La dipendenza passiva da dispositivi, programmi e servizi che ci permettono di risolvere qualsiasi problema decisionale o mnemonico in poche frazioni di secondo confligge non solo con lo sviluppo dell’intelligenza razionale, ma anche di quella emozionale. La pioggia informatica di notifiche, messaggi, immagini, informazioni e suoni a cui siamo costantemente sottoposti tende infatti a innescare sensazioni di stress che portano a un generale impoverimento delle capacità di giudizio e di decisione. All’interno di questo dedalo informatico l’unico vincitore è la tecnologia, a scapito di una sempre maggiore atrofia intellettuale dovuta all’eliminazione della fatica del pensiero.

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Mentre l’intelligenza artificiale prospera, noi diventiamo ogni giorno più scemi - THE VISION
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Mentre l’intelligenza artificiale prospera, noi diventiamo ogni giorno più scemi - THE VISION

I potenziali danni dell' "assistenzialismo tecnologico" che contraddistingue la condizione umana moderna sembrano sempre più plausibili e inevitabili.