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I due sono stati portati in ospedale con la massima urgenza

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La vittima è stata portata al San Carlo in codice rosso

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La donna è stata arrestata: stava tentando di scassinare la porta di un bar quando è stata scoperta

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Nelle immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza del Carrefour la follia di Andrea Tombolini, che ha lasciato a terra un morto e cinque feriti

Poi ci sono i "buonisti", quelli che vogliono la pace nel mondo ma la morte di chi gli sta sul cazzo.
I migliori proprio... 🤮

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Heiko Von Der Leyen

Si è dimesso dal Centro Nazionale
di ricerca sui vaccini anti-Covid a Rna di Padova

Il marito di Ursula Von Der Leyen, Heiko Von Der Leyen, si è dimesso dal Centro Nazionale di ricerca sui vaccini anti-Covid a Rna di Padova dopo le polemiche sul conflitto di interesse per via dei lauti finanziamenti ricevuti dall’Europa.

Così il Direttore Medico della casa farmaceutica Orgenesis, che partecipa al progetto, si è chiamato fuori dal comitato di sorveglianza.
Ma nella sostanza cambia poco: l’azienda Orgenesis rimane nel progetto (e lui nell’azienda)

«Ho appreso con una lettera che Heiko von der Leyen ha rinunciato alla nomina», dice a Domani Rosario Rizzuto, ex rettore dell’università di Padova e oggi presidente di uno dei progetti più promettenti tra quelli finanziati coi fondi del Pnrr, il Centro nazionale di ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna”.

Si tratta di un polo di ricerca e sviluppo che farà da traino a farmaci di nuova generazione.
Tra i privati coinvolti nel progetto ci sono anche colossi globali del farmaco come Pfizer, BioNTech, AstraZeneca, Sanofi, e c’è pure – tuttora – Orgenesis, per la quale lavora il marito della presidente della Commissione europea.

Heiko von der Leyen, che con l’etichetta di “direttore medico” figura nel team di gestione di Orgenesis, aveva attirato le attenzioni della stampa italiana ed estera perché il suo nome figurava nel comitato di sorveglianza del progetto finanziato con il Pnrr.

Il first gentleman dell’Ue ha quindi espunto il suo nome da quella lista.
«Ho saputo che ha rinunciato all’incarico tramite una lettera, nella quale non fornisce una motivazione», racconta Rizzuto.

Bruxelles e Roma

Quel cognome, von der Leyen, finito dentro un progetto finanziato coi fondi europei, ha suscitato scalpore.

La presidente della Commissione europea è già nell’occhio del ciclone per aver negoziato con Pfizer a colpi di messaggini e telefonate, il che ha scatenato un’indagine della procura europea.

Anzi, visto che ora il comitato di sorveglianza ha 16 membri invece dei 17 previsti, non è da escludere che il nuovo nome non arrivi da Orgenesis stessa.

L’azienda «biotecnologica globale che opera per sbloccare il potenziale delle terapie cellulari e geniche», come da sua definizione, ha il quartier generale nel Maryland, negli Stati Uniti, ma ha già una presenza italiana.

Risale a fine marzo 2021 l’annuncio di un accordo di collaborazione con l’ospedale Bambino Gesù di Roma per lo sviluppo di un centro per la terapia cellulare e genica.

Cosa ci fa una «azienda globale» dentro un progetto finanziato col Pnrr?
«Il requisito è che le aziende abbiano una sede operativa italiana», risponde Rizzuto; e a quanto pare Orgenesis, come pure Pfizer, ha questo requisito.

Ed è proprio il gancio con il Bambino Gesù che porta l’azienda per la quale lavora il marito di von der Leyen dentro il contenitore di Padova.

Per la precisione, Orgenesis è coinvolta nello “spoke 10” delle terapie geniche – lo hub scientifico si sviluppa in varie diramazioni – che ha tra i referenti scientifici competenti Franco Locatelli, direttore del dipartimento di oncoematologia pediatrica del Bambino Gesù, nonché presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico.

Un polo d’attrazione

Resta da spiegare in cosa consiste il progetto e perché ha attirato i colossi farmaceutici oltre che Orgenesis.

Il punto dirimente non sono tanto i finanziamenti pubblici diretti: spiega il presidente che «alle compagnie private vanno solo quattro dei 320 milioni» di fondi pubblici, e a Orgenesis nello specifico «va un millesimo, visto che riceve 380mila euro, e deve peraltro versarne 250mila come contributo per essere parte della fondazione»

Il vero investimento è stare dentro un processo di ricerca e sviluppo finanziato con fondi pubblici, ma che è proiettato verso i farmaci del futuro.

Gli “spoke”, le diramazioni del centro, lavorano su malattie genetiche, neurodegenerative (alzheimer, parkinson), metaboliche e cardiovascolari (come il diabete), infiammatorie e infettive (il Covid ha mostrato quanto questo ramo possa essere cruciale).

L’obiettivo del centro
per lo sviluppo di terapia genica
e farmaci con tecnologia rna

…è «prendere una conoscenza scientifica consolidata e farla diventare un nuovo progetto di farmaco», come dice il presidente stesso.

I farmaci del futuro saranno sempre più mirati, di conseguenza si rivolgeranno a gruppi di pazienti sempre più piccoli, e perciò il processo diventa più costoso.

Lo hub che ha il suo perno a Padova inizia i lavori con fondi pubblici e con le eccellenze della ricerca italiana: ci sono 25 enti pubblici del sistema universitario, centinaia di ricercatori; partecipano sette istituti italiani di tecnologia; partecipano anche Humanitas, San Raffaele, Bambino Gesù, fondazione Telethon.

Ma ci sono anche una grande banca, Intesa San Paolo, e sedici aziende. Perché AstraZeneca, BioNTech, Pfizer, Orgenesis oltre che aziende della farmaceutica italiana sono dentro?

Lo schema, già visto coi vaccini anti covid in sede europea, è stato il finanziamento pubblico – anche dell’Ue – alla ricerca e allo sviluppo, ma poi un acquisto dei farmaci gestito “senza sconti” dal pubblico.
Chi blinderà le conquiste del centro, e come?

Qual’è il piano?

Il primo novembre lo hub inizia le sue attività eppure questo fronte resta scoperto.
Anche se formalmente gli enti pubblici sono la maggioranza sui 49 enti coinvolti, i privati fanno parte sia della fondazione, che del comitato di gestione e di quello di sorveglianza (dal quale si è ora dimesso von der Leyen).

Attualmente allo hub arrivano 320 milioni di contributo dal ministero dell’università e ricerca (la missione del Pnrr è quella relativa a istruzione e ricerca, appunto) e meno di nove milioni di cofinanziamento privato.

Una volta che si sarà arrivati a due passi dal prototipo di farmaco, fare il passo finale «sarà compito delle spin off che nasceranno o delle licenze che saranno date a chi acquisisce la nuova proprietà intellettuale», spiega Rizzuto.

E chi la acquisirà?
«Sicuramente chi la ha generata, ma quello che dobbiamo ancora disegnare è come il centro che si è costituito ne avrà uno spicchio in modo da poter reinvestire».
Insomma, di certo ci sono i fondi pubblici per la ricerca e lo sviluppo; ma sui farmaci del futuro, c’è ancora molto da definire.
Perciò Big Pharma guarda a Padova con molta attenzione

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Elon Musk compra Twitter (e inizia a licenziare i manager)

Elon Musk ha mantenuto la promessa, e ha comprato Twitter.
L’acquisizione è avvenuta poche ore prima della scadenza fissata dal giudice per il completamento dell’acquisizione.
Trascorso il termine sarebbe ripartito il processo per inadempimento intentato dai manager della società.
Musk ha twittato “L’uccellino è stato liberato” e ha aggiornato la sua bio in “chief twit”.
Ha immediatamente licenziato il ceo Parag Agrawal e altri tre top manager.
Il chief financial officer Ned Segal, il responsabile degli affari legali Vijaya Gadde, e il general counsel Sean Edgett.
Nonché Vijaya Gadde, la donna che aveva chiesto di sospendere permanentemente l’ex presidente Usa Donald Trump per aver istigato l’assalto al Congresso americano.

Il mercato aveva capito che i giochi ormai fossero fatti dopo un’uscita curiosa di Musk, certo non nuovo a esternazioni poco ortodosse su Twitter, dal sondaggio in cui chiedeva ai suoi follower se dovesse vendere il 10% di Tesla al tweet in cui sfidava Vladimir Putin a un duello di arti marziali: un giorno prima dell’acquisizione il magnate sudafricano aveva infatti postato un video che lo ritraeva mentre portava un lavandino nella sede della società.

“Let that sink in!”
“Let that sink in!”, era stata la laconica affermazione del ceo di Tesla e SpaceX, un gioco di parole tra il termine sink (lavandino, appunto) e un’espressione che da un lato potrebbe essere interpretata come “fatevene una ragione”, e dall’altra potrebbe richiamare il termine “kitchen sinking”, che significa prendere misure drastiche su una società.

Nelle scorse settimane era stato ventilato che Musk volesse licenziare il 75% dello staff di Twitter.
Affermazione poi smentita dallo stesso Musk ai dipendenti della società.
Ma i fatti confermano che anche se i numeri dei licenziamenti saranno diversi, l’intenzione di fare “piazza pulita” è confermata dagli ultimi sviluppi.
Almeno uno dei manager licenziati è stato infatti scortato fuori dal quartier generale di Twitter, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa.

Musk ha dichiarato
di aver voluto acquistare Twitter spinto
“dall’amore” e dalla voglia di “aiutare l’umanità”
“perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un’ampia gamma di idee può essere discussa in modo salutare senza ricorrere alla violenza”.

L’uomo più ricco del mondo ha anche ammonito sul rischio che la piattaforma social si divida in camere di risonanza di schieramenti politici.
“C’è una reale possibilità di fallire” nel cercare di centrare gli obiettivi, ha aggiunto.

L’acquisizione di Twitter è stata un’operazione particolarmente travagliata, con una parabola molto mediatica.
Prima, lo scorso aprile, l’annuncio dell’acquisizione da 44 miliardi di dollari, accompagnato dalle fanfare social (e da una certa preoccupazione degli azionisti di Tesla e degli attivisti politici).
Poi il dietrofront, motivato dalla scoperta di un numero di account falsi più alto di quanto dichiarato dalla società con l’inevitabile scia di conseguenze legali: Twitter aveva citato Musk quando ha cercato di sottrarsi all’accordo di fusione.
Infine, una nuova inversione a U, quando Musk ha dichiarato di voler riprendere in mano l’operazione proprio poco prima che iniziasse il processo per inadempienza contrattuale.

Un giudice della Chancery Court del Delaware aveva fissato per oggi (28 ottobre) la scadenza per l’acquisizione.
Twitter, non credendo alla parola di Musk, aveva infatti voluto che il tribunale rimanesse coinvolto.
Il giudice ha finito per rinviare il processo originale fissato per la scorsa settimana e ha dato alle parti tempo fino alla fine di questa settimana per concludere l’accordo, altrimenti avrebbe fissato nuove date per il processo a novembre.

Musk ha intenzione di ritirare la società dalla Borsa, una prospettiva che tieni molti in apprensione per via dell’eccessivo controllo su un media ormai di forte rilevanza politica a livello planetario, oltre ad altre dichiarazioni di intenti controverse, come l’intenzione di rimuovere le censure e far tornare su Twitter Donald Trump (che era stato bandito dopo l’appoggio agli assalti a Capitol Hill).

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Il mistero della proteina spike e sistema immunitario

In questa puntata di “Medicina e Ricerca” in studio il bioimmunologo e ricercatore Mauro Mantovani parla del mistero della proteina Spike del vaccino a mRNA Covid che sopravvive a sé stessa, diversa da quella virale, non presente naturalmente in natura.

Dietro la gran parte dei danneggiati dal vaccino potrebbe esserci un evento avverso non previsto dalla campagna vaccinale.

La spike avrebbe dovuto permanere nel corpo per un massimo di 9 giorni. In realtà sembrerebbe sopravvivere in maniera anomala anche 9 o 10 mesi. In questo modo il sistema immunitario continua a produrre anticorpi provocando così gli eventi avversi.

Il Professor Mantovani presenterà gli studi delle ultime ricerche.

Visita https://ri-esistenza.com/il-mi....stero-della-proteina per vedere il video integrale.

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ROBERTO BURIONI DIFFIDATO DAGLI AVVOCATI DI ARBITRIUM – INTERVISTA CON MANOLA BOZZELLI E VALERIA PANETTA

Roberto Burioni diffidato. Il motivo? Alcune sue dichiarazioni sui vaccini Covid, andate in onda su Rai 3 durante la puntata del 16 ottobre 2022 di “Che tempo che fa”, la trasmissione condotta da Fabio Fazio.

La lettera di diffida ha per oggetto la richiesta di “rettificare le informazioni false” diffuse dal dottor Burioni durante il programma in questione: la comunicazione è stata inviata tramite posta elettronica certificata (Pec) alla Radio Televisione Italiana, al direttore di Rai 3 Francesco Di Mare, al conduttore Fazio, al dottor Burioni e per conoscenza anche all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni).

L’iniziativa è promossa da Arbitrium (primi firmatari gli avvocati Manola Bozzelli e Vera Balsimelli), associazione di pronto soccorso giuridico per la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali garantite dalla Costituzione.

Ha subito incontrato l’adesione di numerosi comitati, organizzazioni, singoli medici, giuristi e professionisti: tra questi Ali, associazione Diritti umani e salute, associazione Umanità e ragione, Cnl e molti altri.

Visitate la pagina https://ri-esistenza.com/arbit....rium-diffida-roberto per scaricare il testo integrale della diffida e vedere l'intervista completa

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Riccardo oro ændrede sit profilbillede
3 år

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